Ossia pazienti con importante storia familiare di carcinoma mammario, portatrici di mutazione di BRCA 1 e/o BRCA2 (geni la cui mutazione favorisce l’insorgenza di cancro al seno).
In tali gruppi di pazienti i controlli mammografici dovrebbero essere iniziati a 25 anni o 10 anni prima dell’età di insorgenza del tumore nel familiare più giovane, nonostante la bassa sensibilità della mammografia in questa popolazione.
Lo screening per il cancro del seno, secondo le indicazioni del Ministero della salute italiano, si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e prevede l'esecuzione ogni due anni della mammografia.
In questa fascia d'età si concentra infatti la maggior parte dei tumori del seno e, secondo gli esperti dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), la partecipazione allo screening organizzato su invito attivo con queste modalità e frequenza, in questa fascia di età, può ridurre del 40 per cento la mortalità per questa malattia. Ci sono molti studi che offrono stime diverse su questo tema, ma quella del 35-40 per cento resta attualmente la stima più affidabile.
Oltre alla mammografia eseguita come screening nella paziente asintomatica, tale esame è in grado di definire le caratteristiche di un nodulo che già si è reso palpabile orientando la diagnosi e indirizzando verso eventuali ulteriori approfondimenti come l’ago aspirato.